Oggi più che mai lavoro e società sono in pieno fermento, e cambiamento. Si richiedono nuovi modelli più adatti ai tempi, all’insegna del welfare per rimettere l’uomo al centro della settimana lavorativa.
Il governo spagnolo del primo ministro socialista Pedro Sánchez e della ministra del Lavoro Yolanda Díaz ha annunciato che prenderà in considerazione l’idea di ridurre la settimana lavorativa a 4 giorni (e 32 ore), a parità di salario. In Spagna quindi potrà essere approvata la proposta per sperimentare la settimana lavorativa “corta” in 200 aziende che contano un totale di dipendenti tra i 3 e i 6mila.
Basta che funzioni
Ma può davvero funzionare una settimana lavorativa di 4 giorni? Il ruolo del governo è fondamentale. Per 3 anni lo Stato coprirà i costi per venire incontro alle aziende che aderiranno. Il 100% dei costi della transizione nel primo anno, il 50% nel secondo, 33% nel terzo. 32 ore anziché 40 e a parità di salario. Un modello che, se si confermerà sostenibile, potrà essere “esportato” anche in altri paesi d’Europa, probabilmente anche l’Italia.
Qui a InsideMagazine abbiamo immaginato uno scenario ideale che prende il suo abbrivio proprio da questo scenario: l’azienda dovrebbe rimanere produttiva, anche forse più di adesso. Per cui si potrebbe supporre un’attività costante per tutti i 7 giorni della settimana e una produttività maggiorata del 30%. Non solo le aziende, ma a questo punto le amministrazioni, i lavori pubblici, gli uffici, le strutture turistiche, i negozi, le banche, le scuole. Meno ore implicherebbero più assunzioni per coprire l’attività settimanale. Quindi abbattiamo la disoccupazione con il 30% in più di assunzioni.
Produciamo di più, assumiamo di più, distribuiamo meglio
Nelle scuole si dovrebbe addirittura supporre l’apertura anche al pomeriggio, per le attività extrascolastiche, corsi formativi e di recupero tra DAD e presenza. una rivoluzione del vecchio “doposcuola”. Ovviamente, in una settimana lavorativa di 4 giorni si richiederebbero più insegnanti e personale in genere. Un toccasana per l’occupazione in tutti i settori.
Tutto disponibile, sempre, senza domeniche e senza agosto in ferie, a fronte di soli 4 giorni di lavoro. Quindi una produzione maggiore, più lavoro per tutti, circolazione dell’economia. Potrebbe essere una reale soluzione. Certo è che bisognerebbe organizzare i turni e fare pausa non solo nei weekend. Ma per guadagnare la stessa cifra lavorando 32 ore a settimana, la contropartita potrebbe essere ben accetta.
Si immagini allora un ristorante che possa ricevere un flusso continuo di clienti, non solo nel fine settimana, per una distribuzione più coerente delle entrate. Alberghi, hotel e strutture turistiche in genere, che ricevono prenotazioni tutto l’anno, invece che concentrate nel solo periodo di alta stagione: introiti e vantaggi maggiori per tutti.
Che futuro ci aspetta?
Se ne sta discutendo molto in questi mesi non soltanto perché è un tema di stretta attualità, visti i cambiamenti che il mondo del lavoro in tutti i settori ha subito in questi ultimi anni, ma anche perché è importante capire come affrontare un modello economico che potrà essere applicabile in tutto il mondo.
I vantaggi a latere potrebbero essere: ridurre lo stress, migliore distribuzione dei flussi, un miglioramento considerevole del ciclo vita-lavoro, abbattimento delle file agli sportelli, dei tempi della burocrazia, minore inquinamento. Ma davvero sarebbe possibile lavorare meno ore, avere stesso stipendio e offrire una maggiore produttività,
In Spagna si vuol provare, appunto, che la produttività non sia direttamente proporzionale alle ore lavorate. Nel progetto di Íñigo Errejón, leader del partito promotore, al centro c’è proprio il benessere psicologico. In un sentito discorso che ha usato come traino per la proposta, ha detto che “la quarta ondata sarà quella della salute mentale”, facendo leva sul contrasto tra era Covid, da superare, e l’era del benessere da riconquistare.
L’esempio di Delsol
Esiste un precedente virtuoso. E’ quello dell’azienda Delsol che lo scorso anno ha applicato i 4 giorni registrando un calo dell’assenteismo, l’aumento della produttività, la grande soddisfazione dei dipendenti. La Delsol però è un’azienda che produce software e quindi in Spagna ci si chiede se questo modello possa essere applicabile a 360 gradi. Certamente il vantaggio oggi può risiedere nel ricorso più strutturato allo smartworking e la mentalità più pronta in generale di istituzioni e cittadini ad accogliere un cambiamento di tale portata. Saranno queste le misure che potranno cambiare radicalmente il nostro modo di lavorare?