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La dura vita del Social Media Manager ai nostri giorni

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“Cerco Social Media Manager”, ma in realtà stanno cercando:
– Social Media Manager
– Community Manager
– Customer Relationships Manager
– Coprywriter
– Advertiser
– Graphic Designer
– Content Creator
– Video Maker

Tuttofare cercasi

Foto del profilo di Debora Castellano

Il post ironico, ma poi non troppo, di Debora Castellano, Fashion Digital Strategist, Social Media Manager e Content Creator, apre a una realtà molto attuale in cui si inseriscono soprattutto le PMI con poco budget e molte esigenze.

E’ l’esempio di questa società che sta reclutando “un Content & Community Manager a supporto del team di digital marketing”. Nell’annuncio si spiega che:

  • “sarà responsabile della creazione e della gestione della community online di alcuni progetti aziendali (…) Le attività di cui il community manager si occuperà saranno:
  • ideazione e implementazione della strategia digitale e della content strategy più efficace
  • supportare con professionalità e creatività le attività di comunicazione, con focus su piani editoriali, community management, reporting;
  • pianificare i contenuti social e rispettare la pubblicazione del calendario editoriale assicurandosi che i contenuti dei social media siano regolari, pertinenti e coinvolgenti;
  • creare, pubblicare e condividere contenuti sui canali social 
  • interagire quotidianamente in modo attivo con le nostre community sui canali social;
  • individuare i trend interni della community con report settimanali per intraprendere strategie dedicate;
  • comprendere ed interpretare le esigenze e i feedback della community attraverso questionari, beta-test, interazione diretta attiva;
  • trend esterni da sfruttare per la community attraverso una continua ricerca da riportare al team;
  • predisporre survey e sondaggi da sottoporre alla community in merito all’adozione dei servizi;
  • strutturare e gestire collaborazioni con influencer e testimonial volte ad alimentare l’utilizzo di app aziendali e aumentare le installazioni e vendite

E poi ancora:

  • misurare i risultati delle campagne intraprese e condividerle con il team;
  • partecipare al processo creativo per campagne di digital advertising complementari;
  • creare benchmark su competitor e ricercare best practice;
  • lavorare a fianco del digital marketing manager per generare nuove idee per i contenuti sociali per guidare la comunicazione;
  • interagire con il nostro social media customer care”.
  • Si richiede anche una giornata lavorativa di 48 ore

Quest’ultima l’abbiamo inserita noi. Ma non avrebbe affatto stupito trovarla davvero tra le skills richieste.

Angelo Esposito Marroccella

Capita spesso di sentire clienti alla ricerca di “tuttofare”. Secondo il parere di Angelo Esposito Marroccella, Creativo, Formatore, Brand Strategist, CEO & Founder Emagraphic & Partners, Tutor c/o Università della Campania, “le microimprese hanno difficoltà ad assoldare agenzie che prevede team di lavoro (immaginiamo le aziende locali, i professionisti, le piccole botteghe che vogliono fare comunicazione online).”

Così, un singolo professionista è chiamato ad occuparsi di tutto, a bassi costi. E’ la dura vita del Social Media Manager ai tempi del coronavirus. Le logiche aziendali ed il freno a mano tirato sulle spese sta facendo dei social media manager dei tuttofare, spesso con esiti non particolarmente efficaci.

E’ ovvio che tutto dipende dall’obiettivo di partenza: se ci si accontenta di qualche post sui social aziendali inseriti random, senza nessuna pretesa di rientro, allora va tutto bene. Per la spesa fatta, e per il pagamento ricevuto, entrambe le parti possono ritenersi a posto. Altra cosa è la pretesa di ottenere grandi risultati, mortificando ruolo e professione del professionista di turno. D’altronde, un professionista costa molto, ma non sai quanto ti costerà un incompetente.

Foto del profilo di Marco Mazzè

“Quello che mi fa impazzire è che ti chiedono indesign e photoshop: ma questi hanno idea veramente di quello che fa un social media manager?” ribatte Marco Mazzè, Marketing Manager e Consulente di marketing.

Eppure, basta fare una banale ricerca su Google per conoscere i numeri incredibili che riguardano le connessioni sui social in questo momento. Il che porterebbe il ruolo di SMM nuovamente ai primi posti nelle priorità delle pur provate aziende in periodo Covid. Ma non è così, l’idea è che, visto che non si sa bene cosa faccia, come sostiene Marco Mazzè, il SMM debba saper fare tutto, avere molta esperienza, saper scrivere, programmare, creare strategie di marketing, elaborare il design, creare interi book fotografici e per tutto gli è richiesta una particolare inventiva e originalità.

Foto del profilo di Alessandro Perini

Alessandro Perini, Social media manager presso Ente Bilaterale Turismo Toscano, nel suo blog sottolinea come il social media manager sia un profilo professionale molto ricercato dalle aziende. Ci sono molti corsi di formazione per scoprire le basi e tutti gli strumenti per gestire con successo i profili social.

Il SMM, scrive Perini, è chi si occupa di gestire il markerting e la pubblicità di un brand sui social attraverso:

  • pianificazione delle attività
  • creazione di una strategia digitale
  • definizione in fase progettuale degli obiettivi
  • sviluppo della brand awarness
  • gestione della reputazione online

Cosa non è:

  • un grafico
  • un programmatore
  • un gestore di siti/blog
  • un seo expert
  • uno sviluppatore
  • un ecommerce manager
Foto del profilo di Luigi Marzatico

Luigi Marzatico, Founder & CEO of Focus Lab e Facebook Ads Specialist, sottolinea: “di che contesto parliamo? In un agenzia se esistono reparti per ogni settore (reparto grafico, reparto video, reparto copy, ecc.) il Social Media Manager deve interessarsi e occuparsi solo ed unicamente del Social Media.

E quindi: Social Media Strategym “pensare i contenuti per i social”; Social Media Planning: “pianificare l’uscita dei contenuti (anche concretamente); Hashatag strategy: “inserire e saper utilizzare gli Hashtag” + Revisione del post + Revisione del copy + Skill con stories Instagram (fondamentale) Sicuramente parliamo di più competenze per essere completo come figura ma fino a che punto?”

Foto del profilo di Marzia Ambu

Marzia Ambu, Cantante & Digital Marketing Consultant racconta la sua esperienza: “cercavano una ragazza che si occupasse della comunicazione in azienda. Accetto per un part time. Dopo tre mesi di strategie e contenuti in cui ho provato ogni metodo per farmi ascoltare, i capi convengono che i social non siano la strada giusta.

Mi chiedono di operare sul sito, quindi divento blogger, web designer, gestione portfolio online, ux writer, ufficio stampa e forse qualcos altro. Un full time di tutto e niente.”

In questo modo si rischiano carichi di lavoro eccessivi a fronte di una bassissima considerazione del proprio lavoro. Spesso all’inizio non si richiede che i social media dell’azienda abbiano gli stessi standard di qualità rispetto ad altre attività ritenute strategiche. Ma una volta mostrato quanto redditizi siano i ritorni in termini di investimenti e di come con l’espansione della presenza sui social vi siano dei risultati concreti riscontrati nelle vendite, ecco che i capi cominciano a cambiare idea. A capire, ma anche a chiederne ancora.

Foto del profilo di Federico Mercorella

Federico Mercorella, Co-founder On Ark, Mentor, Head of digital, centra il punto: “inseriamo anche “Sales” nella lista! Questi recruiters/imprenditori sono i primi a non sapere di cosa hanno bisogno perché nella loro testa non è chiara la strada da percorrere.

Un colpo alla botte e un colpo al cerchio e poi s’incrociano le dita. Questo è il livello della nostra innovazione! Noi siamo il vero cambiamento di una classe imprenditoriale culturalmente obsoleta.”

Imprenditori confusi

In effetti, molti imprenditori, proprio in questo periodo, si sono resi conto dell’importanza dei social media nella vita quotidiana delle persone, anche in funzione del fatto che in quarantena tutti hanno cominciato a usare i mezzi di comunicazione ed informazione con più frequenza. Proprio perché senza una conoscenza approfondita, l’imprenditore che sta tentando una digital transformation della propria attività, cerca figure come il SMM, aspettandosi di ottenere con un sol colpo, tutto il necessario.

Non per niente InsideFarm, società a cui fa capo questo quotidiano, ha coniato la figura di editorial-Coach proprio per assolvere alla missione, delicatissima, di orientare professionisti e aziende partendo dai loro obiettivi, integrandoli in una strategia di comunicazione nella quale sommare vari servizi erogabili da attori diversi. Di fatto, in questo modo si riescono a incontrare domanda e offerta, attraverso una sola figura di raccordo e coordinamento. Una nuova possibilità in termini professionali in questi tempi in cui assistiamo a veloci cambiamenti di scenario.

Non esistono miracoli sui social come nel digital marketing: esiste però la possibilità di comunicare in modo funzionale, mentre di fronte a un certo tipo di aspettative si è costretti a improvvisare, “affittando a ore” il primo tuttofare disposto a occuparsi di tutto. Il discorso va invertito probabilmente: partire dal farsi consigliare da un esperto per evitare gli effetti sulla reputazione aziendale che, a fronte di un lavoro improvvisato possono essere devastanti nel lungo periodo, e pianificare un progetto a step, che diluisca l’impegno economico e premi il lavoro di vari professionisti che possono lavorare ognuno sulla sua parte.

Guidare il camioncino

Elisa Manca, Digital Intern presso Vertical s.r.l, commenta: “tempo fa mi son presentata a un colloquio di lavoro, posizione “Social media manager esperto/a” per 600€ al mese volevano social media manager che fosse: adv content creator video maker graphic designer conoscenza linguaggio HTML web designer esperta Google ads esperta e-commerce segretaria addetta alla cassa che si occupi delle fatture che vada in giro a fare installazioni sul camioncino!”

Eppure c’è qualche esperto che pensa ad un futuro prossimo in cui saremo talmente tanto dentro ad un mondo digitale che questi manager spariranno, visto che più o meno tutti saranno “costretti” ad avere le stesse competenze e che sarà impossibile sottovalutare la presenza in rete, e sui social network. E’ l’opinione, ad esempio, di Rob Fishman di BuzzFeed: “i social network – dice Fishman – non saranno più periferici, ma parte integrante della strategia di un’azienda. Pensare che debba essere la professione di una persona non ha più senso“.

Ma il punto non è saper postare qualcosa su un social media, il punto è comprenderne le trame e sviluppare una strategia editoriale integrata e trasversale e non può pensarci una sola persona. Catturare l’attenzione, gestire parole chiave performanti per l’azienda di turno, è solo il primo passo verso il raggiungimento di un traguardo nel più complesso mondo del digital marketing.

Ed ecco raccontato a più mani il destino del provetto SMM:  deve avere competenze non solo di natura creativa, deve avere conoscenze tecniche sul mondo del web e digitale tale per cui quella creatività non vada sprecata ma possa essere sfruttata al meglio. Un SMM è un po’ un informatico, un po’ pr, un po’ copywriter: bisogna essere preparati su più aspetti ed esserlo sempre di più e sempre meglio, per rimanere un passo avanti a chi potrebbe pensare di poterne fare a meno o, peggio, a chi sa di averne bisogno, non sa bene il perché e cosa possa fare per lui, così, nell’indecisione, gli chiede di fare tutto.

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