di Checco Tornielli –
Jacque Cousteau le ha inserite nella lista delle dieci isole più belle del mondo, e lui ne ha visitate tante nelle sue navigazioni. Vero è che Ponza con una superfice di soli 7 km quadrati sviluppa ben 25 km di coste, per lo più falesie di tufi dai mille colori. Si è discusso sull’origine del suo nome che deriverebbe da “pontus“, portuosa.
Ponza
Difatti sono tante e tali le sue profonde baie che nell’antichità ha sempre rappresentato un “porto rifugio” per fenici, greci, pirati tirreni (gli etruschi) e infine romani. Questi ultimi hanno lasciato “tunnel” che trapassano le montagne per congiungere baie opposte ed avere riparo sicuro per le navi con ogni tempo e opere idriche imponenti: un acquedotto scavato nel tufo, per svariati chilometri, con la pendenza adatta allo scorrimento dalla fonte di Cala dell’acqua alla cisterna principale del fiordo, ora interrato, di Santa Maria, dove era situato il porto principale. Ponza, già in epoca repubblicana, era avamposto e base di rifornimento idrico della principale flotta da guerra romana, quella di Capo Miseno.
Le sue bellezze erano ben conosciute dai romani che ne fecero anche luogo di “buon ritiro” ed esilio dorato per ricche donne patrizie invise alla corte dell’Imperatore. Le cosiddette grotte di Pilato, sotto i resti della villa imperiale di Augusto, ritenute dei “murenai” per gli oracoli del tempo antico, erano in realtà le piscine delle nobili patrizie che dovevano evitare in ogni modo di abbronzarsi come le “vili plebee”. Mentre gli uomini facevano i “bagni di sole” nella dirimpettaia baia del Frontone, dove ancora oggi sono visibili i resti di un complesso di piscine scavate nel tufo e comunicanti col mare.
Medioevo ponzese
Nel medioevo le isole cadono in declino e da prestigioso Municipio Romano divengono inabitabili perché covo ideale di pirateria ora greca, ora gota e infine saracena. Solo i Monaci Benedettini provano a fortificarsi in più riprese ma sempre poi costretti ad abbandonarle. Il Ducato di Gaeta, alleato della Repubblica Marinara di Amalfi, riesce a tener testa alle scorribande arabe fortificando la zona del porto con una torre poi rinforzata dai napoletani ma i tanti ridossi dell’isola rimasero rifugi sicuri per i lestofanti marittimi fino all’invenzione dei cannoni. Bisogna attendere la colonizzazione Borbonica del XVIII secolo per cacciare definitivamente i pirati ottomani che per tanti secoli hanno tenuto in scacco le flotte del “Vice Reame” nelle rotte verso la Spagna.
Ponza oggi
Oggi il paese di Ponza sembra un “presepe” dai mille colori pastello e i discendenti dei coloni ischitani e torresi hanno visto negli anni recenti la trasformazione dell’isola dall’inferno del confino politico a perla turistica del Mediterraneo. Una promozione meritata! Vediamo le sue baie più belle ed interessanti la navigazione. Difatti sono tante e tali le sue…
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