Ansa.it pubblica un’interessante ricerca: “Da mindfulness a Runfulness. Si definisce così la particolare predisposizione alla creatività e alle nuove idee come conseguenze dall’attività fitness della corsa, effetti immediati sulla mente, riducendo lo stress e determinando uno stato di consapevolezza e benessere che rilassano il cervello.”
La conclusione della ricerca dello scienziato Olivier Oullier per conto di Brooks in una sua frase:
“La mente si rilassa e nuove idee vengono sbloccate”.
L’ipotesi è che uno stesso meccanismo possa scattare nel nuoto. Ma torniamo alla corsa e allo studio fatto.
“La maggior parte dei runner, quando intervistati, non si è resa conto che il livello di stress è diminuito a mano a mano che correvano, come è stato dimostrato dal confronto dei risultati pre e post-corsa – spiega il Professor Olivier Oullier – La corsa non è solo uno dei modi più popolari e facili per mantenere una buona salute fisica, ma è anche e soprattutto un toccasana per la mente. Il neologismo Runfulness spiega esattamente quello che percepisce il cervello dei runner, perfino i cambiamenti di cui essi possono non essere consapevoli.”
I risultati: calo di stress e aumento della creatività
Continua nell’articolo: “Ai runner sono stati applicati i sensori cerebrali wireless EMOTIV Brainwear con tecnologia EEG (ElectroEncephaloGraphy) per monitorare l’attività cerebrale nella corteccia cerebrale. L’80% dei runner ha mostrato una chiara diminuzione del livello di stress e il 40% del livello di concentrazione “eccessiva”. Questo porta a uno stato di benessere, permette di staccare la spina dalle preoccupazioni quotidiane e porta a nuove idee.”
Lo sappiamo bene quando in tempi di restrizioni da pandemia, del tutto naturalmente siamo stati attratti dalla corsa come momento di sfogo e di libertà dalle quattro mura diventate una scatola chiusa. Avevamo, e abbiamo ancora, bisogno di aprirci. E forse lo abbiamo fatto anche perché riconosciamo nella corsa, come nel movimento in generale, una capacità di portarci in un luogo di benessere alternativo. Vale la pena ricordare le parole del pioniere della consapevolezza George Mumford che nel suo libro The Mindful Athlete scrive: “dopo tutto il lavoro e tutto il tempo dedicato all’allenamento e alla tecnica, c’è solo l’essere pienamente presenti nel momento presente”. È qui che entra in gioco la capacità dell’allenamento di portare consapevolezza. Strano… o no? Risuonano anche a voi le antiche sagge parole “mens sana in corpore sano?” Attingere all’esperienza della corsa e scegliere di lasciar andare il rumore. Tornare al potere della corsa per essere trasportati non solo alla fine della prossima strada, all’uscita del nostro parco preferito, ma anche in posti dove è possibile liberare la mente per stimolare nuove idee, più grandi. Tutto questo ora ha un nome: “runfulness”.
Come ha indicato uno dei runner che ha partecipato allo studio di Brooks: “Quando corro nella natura, ho dei momenti in cui mi sento completamente distaccato dalle preoccupazioni della vita quotidiana e connesso con tutto ciò che mi circonda in quel momento. È un “qui e ora”. – proprio come nella Mindfulness – Può durare pochi secondi o un paio di minuti”. Un altro runner ha commentato: “A volte entro in uno stato d’animo diverso, è come una specie di meditazione. Appare e poi scompare quando qualcosa nell’ambiente mi distrae.”
Correre e risolvere problemi
Nel mio libro Stramente, spiego nel dettaglio l’aspetto neuroscientifico che si nasconde dietro questa magia. Si tratta del passaggio dal focus mode al diffuse mode del cervello. Nella prima, la “modalità focalizzata”, la nostra capacità creativa è inibita mentre è favorita la concentrazione su un aspetto di nostro interesse, come può essere il portare a termine un lavoro o un compito specifico. Nella “modalità diffusa” le “maglie” neuronali tra chunks (insiemi di neuroni) si allargano, rendendo possibile ai pensieri uno spaziare diverso, come fossero una pallina in un flipper dove i respingenti improvvisamente cominciassero a distanziarsi tra loro facendo ruzzolare con maggior libertà la piccola sfera di metallo.
Così nel correre succede che, non avendo un compito particolare da svolgere, lasciamo “ruzzolare” più liberamente i pensieri, i quali trovano uno spazio nuovo di espressione. Siamo altrove, anche se non siamo stati mai così presenti. La sensazione che si avverte, infatti, nella Runfulness è attenzione al momento presente naturalmente generata durante una corsa liberatoria.
Mentre siamo coinvolti nel gesto atletico, la mente si libera e raggiunge un posto che non si può raggiungere con i propri piedi. In questo stato si può anche trovare l’energia per affrontare i problemi e per cambiargli forma, trovando nuove idee risolutive.
“Oltre al progetto pilota di impronta neuroscientifica” si legge nell’articolo di Ansa.it, “Brooks ha condotto un altro studio* coinvolgendo diversi runner da tutta Europa con l’obiettivo di determinare quale effetto ha la corsa sullo stato mentale di chi corre con regolarità. Ai runner è stato chiesto se la corsa li ha mai portati ad avere nuove idee che hanno cambiato la loro vita personale o professionale. L’80% delle persone afferma di aver concretizzato nuovi progetti, aver avuto nuove idee e alcuni hanno affermato perfino di aver preso correndo le decisioni più importanti della loro vita.
9 runner su 10 hanno dichiarato di pensare, mentre corrono, a cose a cui normalmente non penserebbero.
Sembrerebbe, insomma, che la corsa permetta alla mente di andare in luoghi in cui non si è soliti andare nella vita di tutti i giorni.