ANSA: “E’ morto a 80 anni il chimico americano Spencer Silver, inventore dell’adesivo usato nei Post-it. Ne danno notizia i media internazionali, citando la famiglia e l’azienda 3M. Spencer Silver era nato a San Antonio in Texas nel 1941, Silver era laureato in chimica presso l’Università di Stato dell’Arizona, conseguendo un master nel 1962 e un dottorato in chimica organica presso l’Università del Colorado a Boulder nel 1966, prima di assumere una posizione come capo chimico nei Central Research Labs della 3M. Nel 1968 sviluppò un adesivo “a bassa adesività”, abbastanza forte da tenere insieme i fogli, ma abbastanza debole da consentire che si staccassero di nuovo senza strapparsi.”
La storia del Post-It
Richard Drew si unì alla 3M (Minnesota Mining and Manufacturing Company) nel 1921.
Neolaureato all’Università del Minnesota era un giovane promettente che fu subito affidato alle cure esperte degli scienziati Richard Carlton e Francis Okie coi quali formò un trio affiatato.
William McKnight era a quell’epoca il direttore dell’azienda, assunto anni prima come assistente contabile, avrebbe fatto carriera lavorando sodo e dimostrando inconfutabili attitudini di affidabilità e leadership. Arrivò a ricoprire il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione della 3M, una posizione che mantenne fino al 1966.
McKnight incaricò il nuovo assunto Drew di sviluppare un adesivo più forte che sarebbe servito per utilizzare al meglio l’innovativa carta vetrata dell’azienda. Durante i suoi esperimenti con gli adesivi, Drew casualmente sviluppò un collante debole che, attaccato a una striscia di carta, presentava la caratteristica interessante di non lasciare residui una volta rimosso. McKnight non colse subito la portata innovativa di quell’adesivo, che permetteva di coprire in modo semplice ed efficace le parti delle auto che non dovevano essere verniciate. Ordinò quindi a Drew di dedicarsi all’adesivo forte senza “perdere altro tempo”.
La regola 80/20
Drew, pur rispettando l’ordine, nel suo tempo libero continuò a coltivare la sua idea e, tornato dai carrozzieri per presentare il suo prodotto, trovò il loro interesse raccogliendo un gran numero di ordinazioni. Solo allora McKnight si rese conto del suo errore: aveva quasi ucciso un’ottima idea di business. Fu allora che decise di introdurre la regola 80/20 in azienda: da quel momento si sarebbe dovuto permettere ai tecnici di dedicare un quinto del loro tempo allo studio di progetti per proprio conto, lasciando campo libero a creatività e innovazione. Negli anni la 3M impose sul mercato un’ampia gamma di prodotti innovativi, tra questi lo Scotchgard, una sostanza repellente per liquidi e oli capace di proteggere i tessuti dalle macchie.
L’azienda cominciò a destinare il 5% del fatturato annuo per sostenere questo tipo di attività innovative, ponendosi come obiettivo quello di aumentare i prodotti del 25% e le vendite del 10%. Comprese inoltre come la creazione di un organismo dove convogliare l’innovazione dovesse essere il passo successivo per appoggiare quel 20% di attività straordinarie capace di rilanciare periodicamente l’azienda. Questo portò nel 1951 alla costituzione del 3M Technical Forum, il cui obiettivo era favorire la condivisione delle idee.
La cultura “dell’errore”
Tutto questo portò la 3M a sviluppare una vera e propria cultura dell’innovazione, la quale non era orientata solamente a scoprire nuovi prodotti, ma anche a studiare l’utilizzo di quelli già in commercio. Ancora una volta fu lo zampino di McKnight a dettare il passo, intuendo l’importanza di far andare i venditori “dietro le ciminiere”, entrando negli stabilimenti dei clienti 3M, per intervistare i lavoratori e scoprire come si utilizzassero i loro prodotti, e se vi fossero eventuali problemi nel loro utilizzo. Osservare i clienti al lavoro divenne uno standard nelle attività aziendali, capace di portare l’azienda a migliorare continuamente, sia i propri prodotti, sia la soddisfazione del cliente finale, le cui esigenze venivano finalmente ascoltate.
Fu questa cultura dell’innovazione, legata a un sistema di supporto ben congegnato basato su una visione di lungo periodo, e sulla consapevolezza che l’errore fosse solo uno step essenziale e di passaggio, che portò alla scoperta del Post-It. Hai presente quei quadratini di carta colorata sui quali puoi scrivere note da posizionare e riposizionare ogni volta che vuoi? Ecco, quelli.
Il Post-It è stato descritto come “la soluzione a un problema di cui nessuno era a conoscenza”. Il suo inventore fu Spencer SIlver, ricercatore della 3M impegnato all’epoca, era il 1968, alla realizzazione di un potente adesivo, “il più potente del mondo”.
Solo che i suoi esperimenti fallirono miseramente, portandolo a scoprire suo malgrado l’adesivo “più debole del mondo”.
Nonostante la frustrazione per il suo k.o., incoraggiato dalla cultura e dal sistema di sostegno aziendale, e ispirato dall’esperienza di Richard Drew di anni prima, Silver cercò di capire se quel collante che non riusciva a tenere insieme neanche due pezzi di cartone, potesse comunque servire a qualcosa o a qualcuno. Quel qualcuno si rivelò essere un suo collega, Art Fry, cantante nel coro della chiesa locale, che continuava a smarrire gli appunti che lasciava nei suoi spartiti. La portata innovativa del Post-It è stata a quel punto chiara. Era il 1974, e quattro anni dopo i primi foglietti gialli con il lato adesivo venivano lanciati nel mercato. Oggi i Post-It sono utilizzati comunemente da milioni di persone in tutto il mondo, ne vengono prodotti ogni anno 50 miliardi che generano alla 3M un miliardo di dollari in vendite.