“Il 44enne Enrico Natalizio, ingegnere informatico originario di Cosenza, è arrivato ad Abu Dhabi nella primavera del 2020, dopo una lunga esperienza da professore ordinario in Francia, un dottorato negli Usa e diversi anni da ricercatore precario all’ Unical. Lavora con i robot, ne studia e ne “inventa” modalità di comunicazione e interazione, e si occupa di droni.”
I robot, la comunicazione e il futuro
Il futuro ha bisogno di ricercatori e di progetti innovativi come quello di Natalizio: «Mi occupo della comunicazione tra gli “stormi” di robot, analizzo e determino modalità e contenuti delle interazioni tra le macchine. Sviluppando questo sistema di trasmissione di informazioni posso porre le basi per nuove invenzioni tecnologiche o migliorare quelle già esistenti».
Riguardo alla portata di cambiamento che hanno le ricerche del suo centro di robotica il manager ha spiegato: «Con gli studi che stiamo facendo possiamo immaginare di spostare buona parte dei trasporti e della logistica delle consegne con droni elettrici. Si toglierebbero dalle strade molti mezzi inquinanti arrivando ad un’ottima svolta ecologica. Allo stesso tempo – aggiunge – i droni potrebbero modificare radicalmente le competizioni sportive con il loro costante e preciso monitoraggio delle gare». I dispositivi utilizzati per gli esperimenti del team di Natalizio, oltre a robot sottomarini e terrestri, sono soprattutto «droni volanti, «perché hanno una migliore mobilità». «I droni li ho utilizzati anche in precedenza, quando mi sono occupato di rischio ambientale – racconta – sono piccoli, agevoli e addirittura poco costosi, perfetti per un’operazione di monitoraggio di un’infrastruttura (pensiamo al Ponte Morandi ad esempio) o di una possibile frana».
Descrive un sistema di osservazione e di prevenzione dei rischi ambientali che in una regione come la Calabria, dove il dissesto idrogeologico è diffuso in modo capillare e rappresenta un problema notevole, servirebbe come il pane. Eppure il ricercatore cosentino non è riuscito a realizzarlo sul suo territorio per il solito problema della carenza di risorse. «Quando vivevo a Cosenza ero motivato a cambiare le cose, ero portavoce nazionale dei ricercatori contro la Riforma Gelmini e partecipavo attivamente alle lotte contro il precariato». L’impegno politico è andato di pari passo alla carriera da ricercatore scientifico per Natalizio, che racconta come stia continuando a dare il suo contributo per la Calabria anche dall’estero. «Collaboro al progetto nato dal basso di Anna Falcone “Primavera per la Calabria”, partecipo alle riunioni, anche se ovviamente a distanza, e do il mio apporto per nuove proposte sempre nell’ambito della ricerca».
La Calabria, dunque, fa ancora parte dei suoi progetti pur non avendo in mente di tornare: «contribuire dall’esterno spero di farlo sempre, tornare invece non è plausibile al momento, mi piacerebbe dare una mano a chi ha voglia di fare in Calabria, ma il territorio non è ancora pronto, non posso immaginare di poter realizzare nella mia regione le stesse cose che faccio ad Abu Dhabi. Ma a dire il vero questo è un discorso che vale per l’Italia intera».
Fonte: Corriere Calabria