di Agnese Aquilani –
La storia
Tra il 1932 e il 1945, donne provenienti dai territori dell’Asia Orientale occupati dall’esercito nipponico, tra cui Cina e Corea, vennero adescate da mercenari con la mendace promessa di assicurare loro un ‘’lavoro in fabbrica’’ o come ‘’infermiere’’ presso i campi militari giapponesi.
Chiunque di esse si fosse opposta, veniva minacciata, rapita, pestata, per poi essere costretta a prostituirsi.
‘’Comfort stations’’ così si chiamavano i campi di detenzione in cui i militari giapponesi sfogavano le proprie perversioni e appetiti sessuali, seviziando centinaia di migliaia di bambine e donne tra i 13 e i 21 anni. ‘’It was not a place for humans. It was a slaughterhouse’’ ha dichiarato Lee Ok-Seon, ex donna di conforto in una struggente intervista per la BBC nel 2015.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, gli ufficiali della milizia nipponica distrussero tutta la documentazione relativa all’esistenza di questi ‘’postriboli’’ poiché, se fosse stata resa pubblica, avrebbe deteriorato l’immagine che si era andata a creare dell’Impero giapponese: solido e irreprensibile.
Umiliate dall’indifferenza politica e dai leader dei movimenti per i diritti delle donne, nel 1992 le superstiti decisero di portare alla luce la questione davanti alla Corte dell’ONU e, nel 1993, fu rilasciata la ‘’Dichiarazione di Kono’’ in cui l’esercito giapponese veniva dichiarato colpevole e artefice delle coercizioni sessuali. Tuttavia, solo nel 2015 fu stipulato un trattato formale tra le due nazioni in cui si asseriva che le vittime sarebbero state risarcite delle vessazioni sofferte.
Politica
Dal 2019, il Giappone ha limitato le esportazioni tecnologiche come i microchip verso la Corea del Sud e, come risposta, parte della popolazione sudcoreana ha iniziato ad acquistare sempre in minor quantità prodotti giapponesi. Ad inasprire ancora di più la relazione tra i due Paesi, c’è stato il ritiro da parte della Corea del Sud della condivisione delle informazioni militari con il Giappone, riservate esclusivamente alle due nazioni. Tuttavia, questa manovra non coinvolge solo Giappone e Corea del Sud, ma anche gli Stati Uniti d’America che considerano il patto fondamentale per esercitare un controllo sulla Corea del Nord. E’ una crisi diplomatica che rischia di far vacillare tre imponenti Imperi con successive ripercussioni internazionali.
Oggi
Ancora oggi, è una questione irrisolta: se da una parte, i conservatori giapponesi considerano chiarita la situazione delle ‘’comfort women’’ dopo averle risarcite e aver chiesto pubblicamente scusa, dall’altra parte, le schiave del sesso sopravvissute sostengono che l’intesa del 2015 non sia sufficiente, perché non riconosce il Giappone ‘’legalmente’’ responsabile di quanto successo.
Il Giappone è legalmente responsabile?
Approfondimento letterario
Per chiunque fosse ancora scetticae, consiglio di leggere ‘’Storia della nostra scomparsa’’ di Jing-Jing Lee (Fazi Editore) che vede la protagonista Wang Di, un’adolescente di 16 anni, strappata dalla propria famiglia per essere condotta in una comfort house. Sessant’anni dopo, conoscerà un ragazzino di 13 anni, Kevin, che vorrà conoscere la storia della sua famiglia dopo che la nonna gli ha fatto una confessione sul punto di morte.
E’ una storia straziante, ma che accende la Storia di decine di migliaia di donne a lungo messe a tacere per interessi politici denigrando i diritti umani e civili dell’umanità.