Scuola: Presidi Andis, sì alla figura dello psicologo al servizio della comunità scolastica
L’intervento dello psicologo scolastico prevede l’utilizzo del colloquio e test orientativi che fornisce al ragazzo una più approfondita conoscenza di sé, dei propri limiti e delle proprie potenzialità; e accompagnare e sostenere il ragazzo e la famiglia nel processo decisionale di scelta della scuola superiore.
L’intervento di Paola Bortoletto
Recentemente, il Ministero dell’Istruzione e il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi hanno siglato un protocollo d’intesa per garantire un supporto psicologico al personale scolastico, agli studenti e alle famiglie, per far fronte a traumi e disagi derivati dall’emergenza COVID-19.
Ma “il Parlamento italiano ad oggi non è ancora riuscito ad introdurre nel nostro ordinamento il Servizio di Psicologia Scolastica, inteso come presenza stabile, specifica, di supporto alla scuola e ai suoi attori principali: alunni, genitori, insegnanti e personale scolastico. Se ne parla da anni, senza mai conseguire risultati di sistema”. Lo afferma in una nota Paola Bortoletto Vicepresidente ANDIS nazionale, intervenuta in audizione per commentare la proposta di legge Carelli sull’istituzione della figura dello psicologo scolastico.
Prima del 2020 esistevano virtuose buone pratiche ed interventi in essere già da diversi anni, che però erano lasciati all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche ed alle loro risorse, solo a partire dal PROTOCOLLO D’INTESA siglato il 6 agosto 2020 dal Ministero dell’Istruzione con le OO.SS. del comparto scuola, al punto 6 si assume impegno a promuovere il Supporto psicologico “per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in “presenza”, difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta”.
Ovunque, ma non in Italia
L’istituzione scolastica italiana finora si è rivolta allo Psicologo solo per interventi connessi alle difficoltà dello sviluppo ed in particolar modo in chiave diagnostica, oppure per la lotta alla dispersione scolastica e alla marginalità sociale.
Tutto ciò, molto spesso, è stato realizzato per periodi di tempo limitati o in genere come il risultato d’interventi sociosanitari. Le ricerche sull’argomento, attualmente, dimostrano che le difficoltà inerenti l’attività dello Psicologo a scuola siano connesse all’assenza di un modello teorico e normativo che la regolamenti.
“Indagini internazionali confermano che in numerosi Paesi Europei, tranne che in Italia, gli psicologi scolastici e di comunità hanno un ruolo significativo nel supportare il sistema educativo e contribuiscono anche al miglioramento della performance del sistema scolastico (dati PISA, OCSE), intervenendo efficacemente anche nella prevenzione della dispersione scolastica”.
Risulta quindi fondamentale continuare a percorrere la strada del riconoscimento della figura dello Psicologo Scolastico come professionista che può operare attraverso svariate modalità, ben oltre l’attività dello “sportello d’ascolto”. Al fine di un miglioramento di qualsiasi tipo di intervento scolastico risulta però fondamentale condividere e chiarire, a inizio attività, le aspettative e gli obiettivi realmente perseguibili a seconda del tempo e dei finanziamenti a disposizione, nonché effettuare una valutazione dell’intervento stesso sia in itinere che al termine per monitorare
costantemente l’andamento del percorso e potenziarne l’efficacia.
Una figura fondamentale a scuola
“Una politica di prevenzione di abusi o maltrattamenti nelle scuole dell’infanzia dovrebbe partire dal miglioramento della qualità dell’azione educativo-didattica, diminuendo il numero degli alunni per sezione, adeguando gli organici dei docenti, alleggerendo il carico burocratico in capo alle istituzioni scolastiche, promuovendo un rapporto più stretto tra scuola e famiglie, ma anche sostenendo il difficile lavoro degli insegnanti con la presenza di professionisti qualificati (psicologi, pedagogisti…)”, continua Paola Bortoletto.
Negli ultimi anni, i profondi cambiamenti, avvenuti dal punto di vista sociale, culturale, politico, economico, hanno esercitato una significativa influenza anche all’interno delle istituzioni scolastiche, contribuendo all’emergere di nuove e specifiche esigenze. Si è assistito, in particolare, ad un cambiamento nella concezione dei processi di apprendimento, di cui oggi si riconosce la stretta interconnessione fra componenti emotive, affettive e relazionali. Inoltre, come testimoniato da recenti casi di cronaca, stiamo assistendo allo sviluppo di un crescente malessere, individuabile a
più livelli – dagli alunni, ai genitori, agli insegnanti – nonché di una difficoltà di relazione tra i vari protagonisti.
“Lo psicologo scolastico a nostro parere, però non dovrebbe occuparsi solo delle situazioni di criticità, come quelle connesse alla riapertura delle scuole in tempo di COVID 19 o della diffusione dei fenomeni di bullismo -cyberbullismo, ma, rispondendo al dirigente scolastico, dovrebbe coordinarsi con la quotidianità delle scuole al fine di promuovere il benessere, inteso come diritto imprescindibile, di tutti gli attori della Comunità di Apprendimento dai dirigenti al personale docente e amministrativo, dai genitori agli studenti”.