Uno dei motivi che spinge gli italiani ad aprire una società all’estero, e in particolare a creare un proprio business a Dubai, è sicuramente una minore burocrazia, considerato che un imprenditore capace, supportato nel modo opportuno, oggi può aprire in poche ore una società perfettamente in regola e pronta ad operare.
Negli ultimi tempi sono in aumento gli imprenditori italiani che scelgono di aprire una società all’estero, ma non sempre ciò avviene nel modo corretto. Ne abbiamo cominciato a parlare QUI con Daniele Pescara, consulente esperto in costituzione di società a Dubai, in una chiacchierata che inaugura l’avvio di una rubrica tutta dedicata agli investimenti oltre confine e al superamento della crisi che l’attuale pandemia ha inasprito.
Crisi, e opportunità
Non solo crisi, però. Perché i cambiamenti che stanno avvenendo velocemente e in pochi mesi stanno anche aprendo a nuove opportunità per chi le sa cogliere. Il lavoro on-line ad esempio, nel digitale, o in ambiti come il trading, il forex, l’affiliate marketing, o il coaching che sia anche guida verso i nuovi linguaggi digitali. Noi di InsideMagazine lo chiamiamo e-Coaching, figura sulla quale è impostata la nostra redazione.
E’ importante sapere che aprire una società all’estero è legale e spesso può essere un beneficio per le tasche aziendali. L’importante è farlo strutturandosi bene, come abbiamo letto nella prima parte della nostra intervista con Daniele, e avendo chiaro in mente lo scopo che ci muove. Non solo quello legato all’aspetto finanziario, o fiscale, parliamo anche di quel “Grande Perché” che anima il nostro entusiasmo, la nostra determinazione, il nostro mindset.
Due chiacchiere con Daniele Pescara: seconda parte
Parlaci del tuo scopo. Del tuo “grande perché”. A un certo punto hai deciso di aprire la tua azienda a Dubai. Ecco, come ci sei arrivato?
E’ stato un percorso lineare e molto pragmatico, quello che spesso l’italiano non vuole accettare. Il mindset di cui parlavamo che è fatto di una parte fisiologica e una strutturazione anche familiare, non solo fiscale. Insomma, bisogna davvero fare le cose in modo diverso per lavorare in un mondo in veloce cambiamento e che sta innovando ovunque.
L’Italia è molto rallentata in questo e fisco, amministrazione e politica gareggiano tra loro nel creare zavorre.
Per quanto riguarda me, ti posso dire che all’età di 21 anni, dopo aver viaggiato in Europa, sono arrivato in Marocco. La mia famiglia è veneta, viviamo sulla costa e da sempre siamo stati occupati nel mercato ittico. In quel periodo sentivamo l’odore di una crisi a livello di risorse, di approvvigionamento, così ho deciso di partire, guardarmi attorno e ho trovato nel Marocco un punto da dove poter aprire magazzini e delocalizzare parte dell’azienda familiare affinché potesse sopravvivere. Nonostante i nostri sforzi, però, la crisi ha spazzato via il nostro mercato di riferimento mettendo in ginocchio i ristoranti più blasonati i quali hanno smesso di pagare, così in poco tempo mio padre è fallito.
Così, anche io, da solo in Marocco, in pochi giorni mi sono trovato senza lavoro, senza soldi e, non mi vergogno a dirlo, anche senza mangiare in alcuni casi. Tu non pensi mai alle cose come possono precipitare finché poi non lo fanno davvero.
In Marocco ho dovuto organizzarmi in pochissimo tempo. Ero stato bravo ad aprire la mia azienda, studiando a menadito le regole locali. Così, alcuni italiani che non volevano andare dai soliti consulenti dalle facili promesse, vedevano in me un elemento di fiducia. Mi dicevano: “caspita, visto che ti sei fatto tutto da solo perché non fai anche a me le pratiche?”
Nel giro di un paio di mesi sono riuscito ad aprire un piccolo ufficio, ho comprato alcuni computer a pochi soldi al mercato dell’usato, ho ordinato in una stanza tanti banchetti di scuola e, per ogni banchetto ho domiciliato la sede legale di un’azienda. Ho preso una segretaria ad aiutarmi, che all’epoca mi costava 300 euro al mese. Ti lascio immaginare: il telefono con il VoIP che cominciava a squillare, mentre questi computer giravano, giravano e facevano un rumore pazzesco, hai presente i vecchi Windows?
Ma la cosa davvero vincente è stata scegliere la location: sotto al mio ufficio avevo il notaio pubblico e in Marocco all’epoca la notarizzazione dei documenti veniva fatta con un librone enorme, tutto a mano, insomma, sembrava di fare un viaggio nel tempo direttamente agli anni ’30. E’ lì che il cliente veniva, sottoscriveva il contratto, mentre il mio commercialista andava a redigere lo statuto. Il notaio metteva il timbro e al piano di sopra c’era la domiciliazione. Poi andavamo di fronte dove c’era la banca e aprivamo il conto corrente… Così le cose in breve giro sono cominciate ad andare bene e, dopo quattro anni di Marocco, ho accumulato tanta esperienza sul campo, e capito molto di questo lavoro. Mi sono distinto con forza, visto che ero l’unico a dare un certo tipo di servizio “full optional” che poi non era molto diverso da quello che offro oggi: in 36 ore posso far aprire società a Dubai, se ci sono i giusti presupposti, e con tutti i vantaggi del caso.
Che cos’è che ti piaceva di questo lavoro?
Un po’ di cose insieme a dire il vero. Aiutare altre persone come me a superare ostacoli apparentemente invalicabili, così come dare un servizio di qualità, ti fa sentire in grado di fare la differenza. Ma c’è anche un altro aspetto più personale che viene dal mettermi alla prova, perché vuol dire aiutare chi mi sta intorno e dimostrare a me stesso di poter raggiungere gli obiettivi che mi pongo. I miei collaboratori lo sanno bene: quando li chiamo da Dubai, Beatrice, Enrico, Alberto, Riccardo si preoccupano sempre perché sanno che è in arrivo una nuova idea di Daniele!
Essere visionari non basta
Sei un visionario, dunque?
Sono da sempre una persona visionaria e questo fin dal primo momento è stato il motivo per il quale ho voluto creare dei servizi di assistenza che non esistevano dedicati al privato e alle aziende, rimanendo legato anche all’off-line. Sì, sembra strano perché noi ci proponiamo molto on-line, ma siamo uomini da stretta di mano, ci incazziamo come si faceva un tempo, e la mano vogliamo stringerla e stringerla forte. Personalmente voglio sentire il contatto con una persona e voglio anche pesare cosa mi trasmette.
Sono passati più di 10 anni dal Marocco, e in questo tempo non ho smesso mai di riflettere su cosa è importante fare per essere all’avanguardia. All’inizio mi ha aiutato anche l’aprire altre imprese che, non mi vergogno a dirlo, ho dovuto chiudere perché non erano remunerative e, proprio perché sono una persona che ha sempre investito tanto nella sua azienda personale, e lo ha fatto in prima persona senza venture capital, so cosa vuol dire imprendere e sbagliare nel farlo. Così il mio scopo è sempre stato quello di essere un punto di riferimento come persona prima ancora che come imprenditore. Posso chiudere così: io sono 80% counsellor e 20% doer. Un uomo del fare.
E, Daniele, perché è importante farlo?
E’ importante farlo proprio perché nel farlo apprendi, nel farlo crei nuovi mercati, nel farlo fai cose originali che ti danno la possibilità di rimanere all’avanguardia. Amo innovare e rinnovare. Per questo amo aprire tante tipologie di startup. Con Falcon Advice, allo stato attuale di progetti ne abbiamo veramente tanti, tutti legati appunto alla somministrazione di servizi on-line.
Mi chiedi il perché. Il perché è chiaro: tutte le persone quando mi dicono “parto da zero” io gli rispondo che sono fortunate. La cosa difficile non è partire da zero, è iniziare da “sotto zero”, senza soldi, con una famiglia da proteggere, in un paese straniero, senza appigli. Va detto: se parti da solo e da sotto zero farcela è quasi impossibile. Per questo per prima cosa il mio ruolo è affiancare chi ha i giusti ingredienti per vincere la sfida, e mettere in guardia i facili imprenditori con tanti sogni e poca struttura. Il mondo oggi non è come il mio Marocco, quello degli anni ’30.
Visto che sei un visionario Daniele, come ti vedi tra 5 anni?
Sto vivendo la visione di me stesso proiettata non a pochi anni, ma a pochi mesi visto che le ere tecnologiche si sono ridotte al minimo. Basti pensare che in 5 anni i chip decuplicano la loro potenza di calcolo, o che sono bastati gli stessi anni per imporre Facebook o Google e un intero modello di mercato. Oggi si deve ragionare in mesi, non in anni. Già tra sei mesi il paradigma sarà diverso, e noi dobbiamo essere pronti per capire quale sarà e agire in tempo reale.
Proprio ora sto facendo un upgrade importante, sia a livello professionale che a livello di vita. Ho preso casa a Dubai dopo un anno e mezzo che ho vissuto in albergo e sto mettendo delle basi forti in un Paese che oggi è un centro nevralgico. Ce ne sono pochi come Dubai oggi nel mondo, e questo porta molta frenesia in città. Io e la mia compagna abbiamo scelto invece di prendere casa in un posto pressoché isolato, nuovo, su un’isola privata molto molto carina. Avremmo potuto prendere una penthouse, ma abbiamo deciso di acquistare una semplice one-bedroom che qui significa un appartamento di 70 metri. Ti dico questo per chiarire un punto importante: io sto vivendo in prima persona la realtà che propongo a chi vuole investire fuori dall’Italia. Il messaggio è uno ed è netto: proprio quando sei in fase di crescita molto veloce è facile fare il passo più lungo della gamba.
Con i piedi ben piantati in un sogno
Vediamo se ho capito: parli di rimanere ben radicati a terra mentre ci si lancia verso l’alto?
Se devi investire in una nuova azienda, mettere le basi per un futuro importante, devi muoverti con forza e questa forza la ottieni solamente costruendo radici salde, sicure. Non ti nego che proprio in questi giorni, grazie a questa consapevolezza, sento un’energia molto forte, perché stiamo sommando risultati straordinari e stanno per arrivare alcuni progetti veramente nuovi, avveniristici che sono la diretta conseguenza di un lavoro molto impegnativo fatto quest’estate con la mia squadra in Italia. Mentre gli altri partivano per le vacanze, noi siamo rimasti per costruire nuovi strumenti, fare un percorso di formazione intensissimo e di altissimo livello con un coach: un one-to-one che ci ha permesso di accelerare in modo impressionante.
Da qui partirei. Dal comunicare l’importanza del mindset. Se vuoi costruire il futuro, devi guardare oltre il tuo raggio di azione attuale, viaggiare, andare fuori dall’Italia, scoprire cose nuove. Questo vuol dire allargare “il campo di gioco”. Dove le regole sono uguali per tutti, e in Italia sono sempre più complesse e restrittive, si possono conquistare mercati dove queste ti permettono invece di farcela e di vincere. Io sono qui per questo, per consigliare, suggerire una strada possibile e non vedo l’ora che sia la prossima settimana, per iniziare a parlare di opportunità insieme a voi.