Dubai terra promessa per le società che intendono darsi un profilo internazionale e anche per quelle che cercano soluzioni fiscalmente più vantaggiose. Molte società, infatti, decidono di aprire o spostare la propria sede a Dubai, un Paese che sta attirando molte aziende italiane, oltre alle più blasontae a livello internazionale, per le sue vantaggiose condizioni fiscali.
Dubai, cosa sta succedendo
C’è chi dice che Dubai non sia più il paradiso fiscale di un tempo. Perché? Perché sono arrivate le tasse anche qui. Una notizia che ultimamente, in effetti, circola sui vari media internazionali i quali riportano come sia stata introdotta anche qui una corporate tax. Ed ecco la serie di titoli da prima pagina che recitano: “E’ la fine del sistema tax free di Dubai!”
Ma cosa c’è di vero in tutto questo? Ne abbiamo parlato con Daniele Pescara, probabilmente il massimo esperto del settore, che con la sua società Falcon Advice aiuta quotidianamente imprenditori e professionisti ad aprire il proprio conto corrente e la propria sede a Dubai. Chi segue InsideMagazine conosce probabilmente la Rubrica che Daniele Pescara cura per raccontare questo mondo spesso difficile da comprendere a causa delle molte news contrastanti che si susseguono online e sui vari media.
La situazione a Dubai, ne parliamo con Daniele Pescara
Daniele, cosa sta succedendo realmente a Dubai? Sono arrivate le tasse?
Daniele Pescara: “Ecco, partiamo dal presupposto che le tasse a Dubai ci sono sempre state. Mi spiego. Il sistema qui è diverso da quello italiano, ed è per questo che non è proprio immediato comprendere per noi un dato importante: le tasse qui ci sono, anche se vengono pagate in altra forma. Ad esempio rappresentano il costo per l’apertura di una società, oppure per la quota annuale che viene versata per mantenerla. O ancora per l’ottenimento di un visto”.
E che ci dici dell’introduzione di questa tassa al 9%?
Daniele Pescara: “Parliamo di questo tanto dibattuto 9%. Questa tassazione riguarda solo il Mainland, e non la Free Zone che, come si sa, è come una “San Marino” all’interno del Paese. Questo 9% qui è applicato sugli utili superiori ai 375.000 dirham all’anno che in euro sono poco meno di 100.000. L’aliquota rimane comunque tra le più basse al mondo nelle imposte sulle società.
Ora vi spiego cosa è successo: da sempre nella Free Zone non c’è bisogno di un socio locale per aprire una società, mentre il Mainland ha sempre richiesto il “socio locale”. Quindi, se per quanto riguarda le società il 51% del capitale delle società aperte nel Mainland deve essere detenuto da un cittadino locale, in alcune zone franche gli stranieri possono comunque arrivare al 100%. Nel Mainland l’ultima possibilità concessa è quella di aprire dei Family Office, strutture mutuate dalla Fca (Consob inglese) che è ideale, ad esempio, per atleti e vip.
Un anno e mezzo fa anche nel Mainland si era deciso di agevolare l’arrivo di nuovi imprenditori dall’estero eliminando l’obbligo del socio interno. Così, in molti hanno approfittato perché è noto che nel Mainland è più facile aprire una società e, soprattutto, aprire un conto corrente societario. Quando tutti si sono riversati qui, semplicemente li hanno tassati.
Ora, nel Mainland, società che hanno business tangibili e di servizi che vendono nel mercato degli Arabi Uniti, che sono alberghi, ristoranti, ecc. sono costrette a rimanere sul posto, mentre chi non ha business tangibili vuole ovviamente tornare in Free Zone”.
Per capire bene, Daniele: ora cosa succederà?
Daniele Pescara: “Di fatto, gli Emirati Arabi Uniti introdurranno l’imposta federale sugli utili delle imprese a partire dal 1 giugno 2023. Una misura che si pone l’obiettivo di – e recito a memoria quanto dichiarato dal Ministero delle Finanze emiratino – “soddisfare gli standard internazionali per la trasparenza fiscale, che certamente incoraggerà le imprese a stabilire ed espandere le loro attività negli Emirati”.
A mio parere il regime fiscale delle società degli Emirati Arabi Uniti rimane sempre tra i più competitivi al mondo proprio perché l’imposta si applicherà a tutte le imprese (ad eccezione dell’estrazione di risorse naturali) e alle attività commerciali allo stesso modo, in modalità certe. Paradossalmente, contrariamente a quanto succede tra una patrimoniale e l’altra in Italia, qui c’è certezza sugli investimenti e si può programmare il futuro. Chi apre una società a Dubai sa perfettamente quanto gli costerà dalla A alla Z. Tra l’altro, nessuna tassa si applicherà sul reddito personale derivante da lavoro, immobili e altri investimenti”.
Conto corrente Dubai: missione possibile
Dunque, ricapitolando, le costituzioni di società si sono spostate negli anni dalla Free Zone (prima preferite per i vantaggi fiscali) al Mainland perchè in quest’area non era richiesto il socio locale per l’apertura societaria; tuttavia, nel Mainland a partire dal 2023 verrà introdotta un’aliquota del 9% sugli utili, quindi ora tutti stanno tornando a fissare la sede societaria nella Free Zone (che resta l’area migliore perchè esentasse), anche se in queste zone franche è difficilissimo aprire conti correnti. E Daniele Pescara ha una soluzione pronta anche per questo:
Daniele Pescara: “Sì, anche per questo delicato capitolo è importante poter contare su una consulenza esperta e su un appoggio locale. La mia organizzazione si sta focalizzando nel fornire soluzioni specifiche anche per l’apertura di un conto corrente a Dubai. Oltre a costituire la società nell’area più adatta in base al tipo di attività e di necessità del cliente, permettiamo di aprire il conto corrente a Dubai accreditandolo presso i più importanti istituti di credito del Paese. Una missione per molti impossibile, e che noi rendiamo finalmente agile”.
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