La questione della crisi in Ucraina fa venire in mente il già vissuto di un secolo fa, quando Hitler, prima di invadere Cecoslovacchia e Polonia, divulgava la nozione che gli abitanti di questi stati avessero un comune ceppo germanico e fosse quindi conveniente che facessero parte di una Grande Germania. Sappiamo come andò a finire: 5 anni di guerra, milioni di morti, l’economia dell’Europa al collasso, ecc.
O con noi o contro di noi
Vladimir Putin sta giocando la stessa carta, arrogandosi il diritto di stabilire la vera identità degli Ucraini. A questo scopo nel luglio del 2021, ha scritto un “documento” intitolato: “Sulla storica unità di Russi ed Ucraini“. In esso afferma che le due etnie fanno parte di “uno stesso popolo… con una fede comune, con tradizioni culturali condivise… e con un linguaggio simile”.
Questa storica rievocazione ci porta indietro a più di mille anni fa, allo stato medioevale del Kievan Rus, una federazione di popoli Slavi, Finnici, Baltici che si estendeva nell’est e nord dell’Europa. Essa è esistita dal nono al tredicesimo secolo, e dimostra come in origine Ucraini e Russi fossero uniti in uno stesso stato. E Putin afferma che la nozione che fossero due etnie distinte è semplicemente falsa, in quanto è il risultato di influenze esterne dovute alla Polonia, alla chiesa cattolica e all’impero Austro-Ungarico.
E’ arrivato il tempo di rettificare questi misconcetti. E’ tempo di modificare i confini dell’Ucraina, perché Donbass é abitata da Russi e, in conclusione, “sono fiducioso che la vera sovranità dell’Ucraina è possibile solo in associazione con la Russia”. E quel “solo” suona come un “o ti associ, o ti accoppo”.
Dichiarazione di guerra
Il “documento” è stato analizzato da enti non schierati che sono arrivati a concludere che esso rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra. In esso si pone il problema dell’indipendenza di Kiev da Mosca, e dell’imperialismo russo versus le istanze nazionaliste degli Ucraini. Un problema esplosivo che punta ad una destabilizzazione regionale permanente, al di là di qualsiasi deterrente l’Occidente riesca a mettere insieme per impedire uno stato di cose che, dal 2014 in poi, non ha fatto che peggiorare.
E qui ci sarebbe da chiedersi, ma le Nazioni Unite dove sono e sono state in questa crisi? Perché l’Ucraina è stata lasciata sola sino all’inevitabile? Domande che denunciano l’inedia dell’Occidente e, a questo punto, sono solo retoriche.
Ma torniamo al “documento”. Esso è stato definito come un pezzo di propaganda amatoriale, utile solo a dare spunti polemici ai movimenti pro-Russia, ed anche “una espressione di agonia imperiale”; inoltre, da un punto di vista storico, è stato ritenuto tendenzioso e senza valore. Ma questa analisi denigratoria non tiene conto del fatto che esso non è stato scritto come una prova di acutezza scientifica. Esso è indirizzato a rafforzare credenze e misconcetti popolari; a stabilire, come sempre accade nei sistemi autarchici, una fede cieca nella volontà del capo. E, come tale, è più che efficace. Anche perché esso non è affatto isolato, ma ha fatto parte di una campagna di disinformazione antica e vasta. che ottiene consensi sempre maggiori nel contesto sciovinista russo sempre più in cerca di riscatto, sin dalla Seconda Guerra Mondiale.
Ma se il sentimento è delusionale, è anche assoluto al punto che, in un incontro bilaterale nel 2008, Putin disse a Bush: “You don’t understand, George, that Ukraine is not even a state”.