Dario Donato, Giornalista TV: economia e politica a Mediaset Tgcom24, ha scritto a proposito del carovita a Milano. Una finestra che si apre sulla condizione di molti giovani (e meno giovani) precari che vivono in bilico il dramma dei costi di un affitto, di un’auto, delle tasse, ecc, ecc. Dario Donato prende spunto da un articolo de La Repubblica, di Flavio Bini e Raffaele Ricciardi per raccontare la sua “carissima Milano”:
Carissima Milano
“MILANO, CON MENO DI 3000€ AL MESE LA GUARDI DA ABBIATEGRASSO
3 mesi fa al termine di un convegno ammiravo Milano dal 27esimo piano della Torre Pwc. Al mio fianco un senatore della maggioranza di governo che ne commentava la bellezza e la trasformazione.
“Bella, ma non è inclusiva” fu il mio commento lapidario. Non volevo nemmeno repliche.
Milano è un tema che mi sta a cuore. Finalmente se ne parla sui giornali e, personalmente, ci ho fatto nel passato un paio di trasmissioni tv legate al settore immobiliare.
È una città trasformatasi negli ultimi 10 anni, ma oggi 3000 euro a famiglia ti bastano solo per le spese, non per vivere, sostiene Repubblica incrociando i dati.
È vero. Milano è una città dove un trentenne che guadagna meno di 2000 euro, oggi, fatica a vivere a meno di tirare davvero la corda. Non parliamo di provare a comprarsi una casa o mangiare fuori ogni tanto. Non so voi, ma molti dei ragazzi che incontro hanno contratti precari, sono sottopagati e faticano terribilmente a pagare un affitto da 900-1200 euro al mese. A meno di chiudersi in un loculo, magari a 30 anni. Età in cui in altre parti d’Europa si diventa dirigenti e si fanno figli senza preoccupazioni (ma non ditelo a Elisabetta Franchi).
I giovani stanno fuori Milano e se possono cercano posti di lavoro in cui lo smartworking gli permette di evitare 2 ore di coda o spostamenti tipo carro buoi ogni santa mattina. Milano non è Londra, ma nemmeno Parigi in termini di servizi e opportunità, inutile raccontarsi balle o fare paragoni.
Come dice bene Maurizio Del Conte nell’articolo, Milano sta diventando una città per ricchi/benestanti oppure per anziani con immobile di proprietà, mentre i giovani e il ceto medio dormono oltre l’anello della tangenziale, perché dentro è troppo costoso.
Una città così, dove tutto costa di più ma i salari non reggono il passo dei prezzi, per me non è inclusiva.
Facile straparlare di giovani e lavoro se poi il primo centro di servizi italiano costringe neolaureati e eterni stagisti a stare ai bordi di periferia o a 1 ora dal desk.
Expo è stato un volano, il Bosco Verticale è bello e i Navigli sono stati riqualificati, i turisti sono moltissimi, ma i giovani e la classe media sono spinti a pedate da una forza centrifuga che li caccia fuori città dalle 19 alle 8.30.
Strano, opinione mia, per un capoluogo che negli ultimi 10 anni è stato governato dalla sinistra che di questi temi dovrebbe farne un faro. E l’inflazione è solo una parte dei problemi, credetemi.
Carissima Milano, io sono nato qui, ma tu non sei più una città per il ceto medio e per i giovani. È un dato di fatto, mica un’opinione. Eppure passiamo le nostre giornate a parlare in ogni consesso di “sostenibilità”.
Tra 20-30 anni, con questo modello di sviluppo, ci ritroveremo tra anziani a guardare i lavori e giocare a bocce all’ombra di palazzi da 10.000 euro al metro quadro.
A qualcuno potrà anche piacere perché ci fa fatturato senza curarsi delle nuove generazioni.
A me no.”