Ottima mossa da parte di un team di scienziati tedeschi! Questa dell’enzima che mangia la plastica era proprio la notizia di cui avevamo bisogno per alzare l’asticella della speranza per il futuro green del nostro pianeta.
Inquinamento da plastica
L’inquinamento dei rifiuti plastici da sempre rappresenta un grande problema per l’ambiente, ma, grazie all’impiego di nuove tecnologie oggi disponiamo di alcune possibilità di arginare e ridurre la presenza di plastica in tutto il mondo. Una di queste ad esempio, è la pirolisi, sistema di combustione a zero impatto ambientale attraverso il quale è possibile convertire plastica in biocarburante avanzato. Ne abbiamo parlato QUI.
Mentre la pirolisi è un “vecchio” sistema applicato a esigenze moderne, in questo articolo scopriamo, invece, un’innovazione tecnologica di ultima generazione che stupisce per efficienza. Si chiama PHL7 e proviene da un cimitero.
La notte degli enzimi viventi
Arriva da una profondità di 50-70 cm l’enzima che promette di salvarci dagli oceani di plastica a cui saremo destinati se non facciamo subito qualcosa. Sotto la superficie di un mucchio di compost, all’interno di uno dei cimiteri della città di Lipsia, in Germania un gruppo di ricercatori dell’università cittadina ha trovato un particolare enzima che si stava “comportando” in modo particolarmente interessante. I ricercatori stavano conducendo studi nell’ambito di due programmi europei chiamati MIPLACE e ENZYCICLE, finalizzati a mettere a punto tecnologie più sostenibili per il trattamento della plastica.
Messo in una soluzione acquosa insieme a del PET, questo enzima ha cominciato a nutrirsene e, nell’arco di 16 ore, PHL7 ha decomposto il PET al 90%.
Wolfgang Zimmermann dell’università di Lipsia, che lavora a questa ricerca nell’ambito dei progetti europei MIPLACE e ENZYCLE, ha commentato:
“L’enzima scoperto a Lipsia può dare un importante contributo alla creazione di processi alternativi di riciclaggio della plastica a risparmio energetico. Il biocatalizzatore ora sviluppato a Lipsia ha dimostrato di essere altamente efficace nella rapida decomposizione degli imballaggi alimentari in PET usati ed è adatto all’uso in un processo di riciclaggio ecologico in cui è possibile produrre nuova plastica dai prodotti della decomposizione”.
“Impiegando potenti enzimi come il PHL7 è possibile riciclare direttamente imballaggi in PET termoformati post-consumo in un processo a circuito chiuso con una bassa impronta di carbonio e senza l’uso di prodotti petrolchimici, realizzando un riciclo sostenibile processo di un importante flusso di rifiuti di plastica PET“.
Restano alcune importanti questioni da risolvere, sulle quali il team sta lavorando: per esempio, PHL7 riesce a degradare solo il Pet amorfo, utilizzato appunto per le vaschette, e non ancora quello cristallino, impiegato nelle bottiglie. Ma la strada intrapresa sembra essere molto promettente.