“Michele Longo fa abitare la lettera nel dipinto, risolve l’incompatibilità tra scrittura e pittura ed entra nel mistero della concomitanza tra immagine e lettera. La lettera scritta è figura, non lingua, eccede i bisogni del dicibile. L’impostazione della pittura resiste alla proclamazione eloquente della verità e richiede l’arte ineffabile di non ricorrere alla rivelazione della parola.
Ma per Longo anche la Natura è ormai un prodotto innaturale e sintetico, diventando puro rimando decorativo e grafico per la realizzazione di un nuovo codice miniato. Egli accetta il nodo illogico che lega la Natura alla Grammatica, cosicché la composizione è disposta in modo da compensare il dislivello tra immagine e lettera,
procurando una parità equivoca, seguendo la natura di questo equilibro tra icona e alfabeto, nell’armonia di mondi divergenti, di modo che sintesi di paesaggi e semi del discorso coabitino. Si rivela l’esperienza ideale della composizione di notturni iper-idilliaci.”
Così Gianni Garrera spiega l’arte di Michele Longo. Continuando in un “testo critico” ad analizzarne gli intenti, le prospettive, le logiche… illogiche: “Lo spazio scenico su cui si affaccia la fermezza di una lettera dell’alfabeto è una realtà dalla configurabilità illogica. L’opera, per attrazione della lettera che accoglie in sé, è come in attesa della trasmutazione delle architetture in parola. La lettera crea un intervallo ideale in una propria nicchia. (…) La calligrafia di Longo supera i bisogni della scrittura e si impone come assoluto cioè quale disegno di una
forma dialettica. Eppure l’artista tratta la colonna vertebrale di una lettera, ossia la sua spina dorsale, come un comune elemento architettonico della costruzione”.
Michele Longo
Inizia il suo percorso artistico nel 1957 all’Accademia di belle arti di Napoli, Qui conosce e frequenta i protagonisti napoletani della pittura d’avanguardia, maestri come Mario Colucci, Gennaro Vitiello, Guido Tatafiore, Goffredo Godi.
Partecipa a numerose mostre collettive e a concorsi ricevendo riconoscimenti e attestati.
Nel 1962 insieme ad Antonio Dentale, Pietro Lista, Silvano Piersanti, Gianni Gennaro, Giancarlo Torre, con il patrocinio culturale di Luigi Castellano, detto Luca, contribuisce alla formazione del primo gruppo di pittura d’avanguardia “NA6”, esponendo nella galleria della Fiamma Vigo a Firenze.
Nel 1967 si trasferisce a Roma: coincidenza tra il vivere e una pratica costante di “sconfinamento”. Dirige e produce film, grandi documentari, inchieste, teatro per la televisione e spot pubblicitari.
Collabora con importanti registi – Ignazio Agosta, Francesco Barilli, Marzio Bini, Fabrizio Costa, Claudio Failoni, Jed Falby, Sergio Giordani, Mario Martone, Gianfranco Mingozzi, Paolo Pratesi, Moraldo Rossi, Paolo e Vittorio Taviani, Piero Vivarelli. Produce e firma da regista e scenografo diversi lavori.