“Basta, non mi pagano abbastanza per questo”. Inizia tutto da qui, un pensiero che comincia a girare per la testa, e più ce ne convinciamo, e più troviamo riscontri nel nostro ambiente lavorativo: un capo che ci sottovaluta, dei colleghi poco collaborativi, situazioni frustranti che si ripetono. E’ il ben noto “fenomeno sticazzi”, da molti conosciuto, da tutti i manager d’azienda nolto temuto.
La modalità “sticazzi”
A parlarci del fenomeno “sticazzi” è Riccardo Germani, psicoterapeuta e career strategist, esperto nel Coaching individuale per lo sviluppo professionale, il quale porta l’attenzione al “pericolo numero uno per manager e aziende, oggi”. Infatti, dice Germani, “un’azienda ristagna quando i suoi dipendenti entrano in “modalità sticazzi”.
“La modalità sticazzi è la condizione in cui le persone danno solo il minimo indispensabile e rinunciano a fare proposte, crescere e mettersi in gioco”, racconta Riccardo Germani.
“I motivi per cui ciò avviene sono tanti, ma principalmente chi entra in modalità sticà è una persona molto motivata che viene poco ascoltata e valorizzata.
Oppure, peggio, viene sfruttato il suo entusiasmo ma senza un riconoscimento in termini di crescita o di salario.
Paradossalmente, a volte è proprio chi ci tiene di più a come vanno le cose, chi si dà più da fare, a finire in modalità zero sbattimenti o a subire il burnout (crollo da stress lavorativo). Senza una motivazione viscerale infatti, non finiamo in esaurimento e non ci arrabbiamo se le cose non vanno”.
Spesso sentiamo pronunciare la frase “Non è di mia competenza”. Siamo portati a dirla noi stessi in alcune occasioni. Sottolineiamo, in questi casi, come un compito non ci riguardi, non ci interessi, e proprio per questo, decidiamo di non curarcene. Succeda quel che succeda. Ecco, quello che succede è che sicuramente quel disinteresse porterà a delle conseguenze.
Intanto abbiamo messo il punto, e questo per ora è già un risultato. In questo modo comunichiamo che siamo disposti a fare solo il minimo indispensabile, anche se magari non è vero e vogliamo solo mettere in chiaro i nostri compiti. Quello che è successo per portarci a pensare e ad affermare “sticazzi” è quasi sempre una mancanza di coinvolgimento e motivazione da parte dell’azienda, nella figura del capo, dei manager, dei leader.
Condividere la vision
Continua Germani: “Le persone che credono più al proprio contratto che alla vision aziendale non danno nessun valore aggiunto all’azienda, si limitano infatti ad eseguire i compiti assegnati sperando di tenere il posto il più a lungo possibile.
Chi ci tiene invece si espone volontariamente a uno stress maggiore e a maggiori rischi per la propria carriera.
Eppure queste persone vengono penalizzate. Assurdo.
In Italia piu tieni alla tua azienda più spesso rischi alti livelli di stress e frustrazione, per vari motivi:
- ego eccessivo dei manager
- struttura familiare dell’azienda che impedisce la crescita a causa di ruoli già assegnati ad amici e parenti
- preferenza dei dirigenti verso esecutori piuttosto che sviluppatori.
La modalità sticazzi arriva quando al nostro tenere profondamente a qualcosa vengono date solo risposte negative, andando contro quelli che sono i bisogni identificati dagli studi accademici di Deci e Ryan (Self Determination Theory) come colonne portanti della motivazione:
- possibilità di sviluppare progetti in autonomia
- possibilità di mettere in gioco le proprie competenze
- presenza di buone relazioni e un buon clima aziendale.
Purtroppo, dopo decine di consulenze mi rendo conto che il problema della modalità sticazzi è super diffuso e il più delle volte è una questione di abilità manageriale e cultura aziendale.
Quanto più alta la modalità sticazzi, tanto meno un’azienda ha possibilità di crescere, perché avrà meno dipendenti disposti a rischiare e mettersi in gioco”.
Cosa ne pensate, vi è mai capito di mettere la modalità sticazzi su ON?
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