Mi chiedo, che cosa seguiamo a fare le nostrane menti più geniali se poi da queste non riusciamo ad apprendere dei fondamentali insegnamenti.
Una di queste è Fabio Bin, Co-Founder and CMO @ WeRoad che in un suo spassosissimo post ci dipinge gli aspetti vincenti del “METODO SMARMELLA”, a miglior sostituzione del più “datato” e fin troppo americano (di nascita e applicazione) growth hacking.
Metodo Smarmella docet
Ovvero “Del growth hacking” (parte 1 di 3)
Sono appena incappato in un post su LinkedIn su una di quelle buzzword (ormai più che demodè tra l’altro) che mi dà l’urticaria.
Si trattava di (ho paura a scriverlo) “growth hacking“.
La discussione verteva sul fatto che il g.h. non fosse culturalmente ancora diffuso in Italia. Ma anche sul fatto che si fa molta teoria, si portano solo esempi americani e che, scava scava, di esempi reali (tranne quelli in letteratura riportati dai divulgatori) non ce ne sono.
Ora, come avrete forse capito, secondo me, il growth hacking non esiste.
Esiste invece un’uso pieno, ragionato e smart di quelli che sono gli strumenti e i canali a disposizione nel digital marketing e un po’ di pensiero laterale (e se non ci fosse il pensiero laterale che hacking sarebbe?).
Ma per stare più vicini a letteratura e divulgatori potrei dire che esistono anche un po’ di metodologie, qualche fortunato di trick (hack appunto), qualcuno ripetibile ma la maggior parte no (lo dicono anche in letteratura), sicuramente un mindset.
Poi sotto quest’etichetta ci vanno i famosi “esperimenti” (che sempre in letteratura devono essere veloci).
Una volta in un’intervista ad un evento mi hanno chiesto:
“Che esperimenti fate nella vostra azienda? Come li misurate?”
Ho risposto in maniera molto polite e para**la che in WeRoad tutto quello che facciamo è un esperimento, un esperimento continuo (prodotto, organizzazione, marketing) e che misuriamo con gli strumenti a disposizione (il cui più importante è il numero delle vendita, aka north star, sempre per restare in letteratura).
Per la cronaca: la risposta è verissima, è davvero così.
Però ora dopo aver letto il post in questione sul GH e i relativi commenti ho pensato che ci si prende troppo, davvero troppo sul serio.
Quindi ho ripensato alla risposta più autentica che avrei dovuto dare alla famosa domanda “Che esperimenti fate? E come li misurate?”
E la risposta più autentica sarebbe dovuta essere che usiamo il metodo “smarmella”.
Come funziona?
1. Prendi un’idea più o meno sensata (a caso) e la cui realizzazione non richieda più di qualche decina di minuti / qualche ora.
2. La butti sull’Internet un po’ a c****odicane e vedi se genera qualcosa oppure no (non servono A/B test, incrementalità o roba del genere, quella lasciamola ai GH)
3. Se funziona la tieni, la usi e la riusi fino a spremerla. Se non funziona la butti e ne pensi un’altra.
4. Vai a casa e ti guardi Boris.
In pratica il metodo SMARMELLA è una versione altamente efficiente, meno scientifica e con meno pare del metodo lean startup.
For the record: ho un altro paio di cose da dire su tutta la questione. Se vi interessa stay tuned per la parte 2 e 3.