Federica Roberto, Marketing Coordinator a Redlab, scvrive sul suo account social professionale: “Amici del Sud Italia, ieri Pietro Gagliano mi ha migliorato la giornata e oggi io spero di farlo con voi ✨”
Il Post di Federica Roberto
“Avete letto l’ultimo articolo di Forbes? Pare che noi mediterranei potremmo restare a casa tra un po’ di tempo: si stima che 2 aziende su 3 pronte ad aprire hub di lavoro al Sud. Non è MERAVIGLIOSO?
Una bellissima conquista per tutti quei ragazzi che ogni anno lasciano la propria terra per inseguire i propri sogni lavorativi, per reperire competenze scarsamente disponibili e per abbattere i costi per le aziende stesse.
Mi state dicendo, quindi, che la mia migliore amica potrebbe tornare a vivere al Sud e, quindi, stare con me ogni giorno? (Scusatemi ma io non sto nella pelle!)
Le aziende italiane stanno guardando sempre con più interesse agli “hub di lavoro” al Sud, spazi di co-working o veri e propri uffici con team aziendali dislocati in aree lontane dalle grandi città del Centro-Nord.
Una situazione molto interessante che è nata a seguito di uno studio condotto su oltre 1 milione e 420mila offerte di lavoro pubblicate sui principali siti di ricerca online tra il 2019 e il 2021 e da cui emerge che:
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Le offerte di lavoro al Sud sono state solo l’8% del totale, mentre il 78% dei posti di lavoro sono concentrati nel Nord e il 14% nel Centro.
Stiamo andando incontro ad un grande cambiamento?
Io spero di si!
L’Italia è bella tutta ma – non me ne vogliate – il Sud ha il suo perché e .. ce lo racconta anche Checco Zalone nel suo film “Benvenuti al Sud” con la citazione “Diretto’, quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte!”
Io ci credo e voglio sperare nel south working.
E tu?”
L’articolo di Forbes
L’articolo su Forbes di cui parla Federica Roberto nel suo post approfondisce i cambiamenti portati dall’introduzione massiccia dello smart working nello scenario lavorativo in Italia. “I numeri lo dimostrano” si legge nel pezzo: “il 77% delle aziende lo ha adottato e il 46% è disponibile a progetti di remote working dai 2 ai 5 giorni settimanali. Spostando così l’attenzione su un’altra importante opportunità socio-lavorativa a 360 gradi: quella del south working“.
Forbes riporta i dati della ricerca “South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del Paese”, di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà (FPS) – presentata al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. La conclusione? “Le aziende italiane stanno guardando sempre con più interesse agli “hub di lavoro” al Sud, spazi di co-working o veri e propri uffici con team aziendali dislocati in aree lontane dalle grandi città del Centro-Nord. Al punto che il se 61% sarebbe disposto ad aprire soprattutto per contribuire alla crescita, il 48% lo farebbe per accedere a figure professionali difficili da reperire (48%) e il 35,5% per ridurre i costi. Inoltre, il 61% delle imprese ritiene che l’hub possa essere gestito in modo diretto, come una filiale, piuttosto che tramite società di servizi esterne”.
Il southworking rilancia il Sud Italia
“Come sottolinea l’indagine di Randstad, il southworking può essere un rilancio per il Sud Italia, che negli ultimi anni andrà incontro a un calo della popolazione superiore alla tendenza nazionale: si stima che entro il 2030 gli abitanti tra 20-64 anni si ridurranno dell’11%, rispetto al -6,7% atteso a livello nazionale. “Questo andamento, rivela la ricerca, è effetto non solo di fattori demografici, ma di nuovi flussi migratori interni, legati alla ricerca di lavoro qualificato”.
Nella ricerca si legge: “La creazione di un hub di lavoro può davvero essere il volano per il south working, potendo reclutare competenze altrimenti non accessibili, garantire il bilanciamento vita-lavoro alle persone e sostenere di un indotto locale. Ma i presupposti fondamentali per esperienze di south working di successo sono la creazione di un’adeguata infrastruttura digitale, spazi adeguati e uno sforzo multilaterale tra aziende, agenzie per il lavoro, Comuni di riferimento e atenei universitari”.
Noi di InsideMagazine crediamo molto in un futuro che metta lo smartworking al centro, insieme a settimana corta, sviluppando hub in contesti delocalizzati, sia dal nord Italia, sia dalle grandi città. Per riscoprire la bellezza dei borghi del nostro Paese, di un lavoro più a misura d’uomo e più efficace. Perché se si lavora più rilassati e in contesti meno stressanti, si lavora meglio. Ne sa qualcosa l’esperta di marketing Rita Maggiore che parla QUI della sua esperienza di smartworking “vista mare”.