Una compagnia di giovani attori professionisti ha incantato il Teatro Portaportese lo scorso fine settimana (2-4 febbraio) con un tutto esaurito per tre giorni di repliche. Lo spettacolo in questione era Trascendenza, un’ironica e grottesca rivisitazione del racconto di Dino Buzzati (“Sette piani“) realizzata dalla regista romana Simona Ciammaruconi.
Non è cosa comune, oggi, riempire un teatro, ma questa affiatata compagnia ha dimostrato che con la passione, la leggerezza e l’impegno costante questa impresa è non solo possibile, ma anche baciata da un caloroso successo. E’ il gioco teatrale che “Trascendenza” ha portato al suo pubblico, probabilmente, ad averlo fatto amare nel suo sapiente mix di grottesco, ironia e allegorica rilettura del vivere: una satira di costume che si sviluppa, nella regia brillante della Ciammaruconi, in una dimensione metateatrale, dove cinque affascinanti interpreti ironizzano su un ipotetico spettacolo che andranno a mettere in scena, rappresentando di volta in volta un personaggio differente, spogliandosi e rivestendosi degli abiti dell’attore, stratagemma che altro non è che una metafora della vita: la “trascendenza” del titolo, ovvero un’inevitabile trasformazione.
La storia
La vicenda si sviluppa in una misteriosa casa di cura abitata da grotteschi personaggi, ombre e voci affascinanti, che raccontano l’ideale percorso di un essere umano, costretto a destreggiarsi con ironia e paura tra le incomprensibili vicissitudini della vita.
Un seducente e “navigato” Marco Guidotti interpreta sul palco l’ingegnere Ennio: un uomo giovane e in carriera – con il quale il pubblico finisce per identificarsi – che viene trascinato da medici, dottoresse e donne “ombra” in una spirale grottesca di irrazionalità. La sua malattia consiste in una misteriosa voce che solo lui (apparentemente) sente, dovuta – dicono i medici – ad un eccesso di stress. Sua moglie Dora (una superlativa Vittoria Vitiello, dotata di una voce e presenza scenica che incantano) lo convince così a farsi ricoverare in questa clinica rinomata, la “Salutiamus”, che “sembra un grande albergo di quelli che si vedono nelle reclame”. Qui Ennio sarà letteralmente travolto dalla presenza seduttiva e perfida della Dott.ssa Stelluti (interpretata da una strepitosa Serena Canali), la quale tiene le redini della casa di cura affiancando il Dottor Rondine – alias Andrea Scaramuzza, perfetto in questa sua veste di uomo che si lascia cullare, non senza sospetto, dall’incomprensibilità della vita. Tra i personaggi che popolano la casa di cura, compaiono misteriose “donne ombra”, tra le quali una signora francese (impareggiabile l’interpretazione dell’intensa Claudia Nicosia) il cui accento scivola a tratti, con ironia, nel dialetto romano. Tra riferimenti a Luigi Pirandello (“Il fiore in bocca”), e indirettamente alla morte – la quale è “solo peripezia per attori” – la regista Simona Ciammaruconi ha volutamente trasformato ogni riferimento alla paura e alle emozioni negative in parola teatrale, dichiaratamente ironica e sempre portatrice di magia o di stravagante paradosso.
Gli interpreti
In occasione della prima, abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda ai cinque attori protagonisti di “Trascendenza”, i quali ci hanno rivelato non solo qualche curiosità sui personaggi interpretati, ma anche le proprie opinioni su argomenti di carattere più generale, come il rapporto con il mestiere di attore.
Marco (Guidotti), il fiore che tua moglie Dora ti porge, che significato ha all’interno dello spettacolo?
“Il fiore è il simbolo della morte, e ci lascia interdetti: noi abbiamo paura di affrontare questi argomenti e di nominare a voce alta questa parola. Il fiore indica la mia condizione di essere umano che si trova alla fine di un percorso ed è in procinto di fare un cambiamento. E’ questa la trascendenza di cui parla il titolo.”
Serena (Canali), l’importanza della Dott.ssa Stelluti è enorme, perché in fondo è lei che manovra tutti i personaggi…
“Una donna seducente, sì, anche un po’ strega, ma a tratti dolce, che riesce nel suo intento di condurre Ennio in questa situazione grottesca la quale, per la prima volta, fa sperimentare all’uomo abituato a comandare e sicuro di sé l’ansia e la paura.”
Nell’intermezzo tra una domanda e l’altra agli interpreti incontriamo anche Laura Alferi, impagabile tecnico delle luci e del suono, “prestata” anche lei dal palcoscenico.
Laura, quanto è importante la musica in uno spettacolo come questo?
“La musica è assolutamente una parte integrante dello spettacolo. Mi piace questo lavoro perché è sempre inerente al teatro, ma dietro le quinte anziché sul palco in veste di attrice. In “Trascendenza” le musiche che si ripetono aiutano lo spettatore ad entrare nel personaggio, nell’atmosfera di quello che accade: lo spettacolo inizia “leggero”, ma la musica cambia parallelamente alla vicenda e lascia presagire che stia accadendo qualcosa di sinistro che viene svelato solo alla fine. Quindi ha il potere di tenere agganciato lo spettatore a quello che accade sulla scena.”
Vittoria (Vitiello), tu interpreti Dora, la moglie di Ennio, una donna concentrata sulle apparenze, che vuole molto bene al marito e sceglie di portarlo quindi in una clinica prestigiosa. Ma rappresenti anche una delle “donne ombra” all’interno della clinica…
“La “donna ombra” è come un’anima, un personaggio tra cielo e terra, “troppo lontana per gli uomini e troppo lontana per gli dèi”. Rondine e Stelluti hanno una nota più aggressiva, mentre la donna ombra è verità e basta. Portare la morte sulla scena equivale ad esorcizzarla: non è altro che un cambiamento, la trascendenza.”
Andrea (Scaramuzza), veniamo al tuo personaggio, il Professor Rondine…
“Io l’ho sempre immaginato come un Virgilio, o un Caronte. Lui cerca di traghettare Ennio. Il mio personaggio è una metafora dell’incomprensibilità della vita, della sua parte irrazionale. Non si capisce mai quello che il Dottor Rondine esprime, le sue affermazioni sono spesso incomprensibili. Rappresenta il lato sarcastico della vita. Interpreto anche un altro dottore, un medico di famiglia diciamo, amico di Dora e Ennio, che ha capito tutto e cerca di mettere in guardia Ennio: gli suggerisce di non andare in clinica, ma sa che lui, Ennio, dovrà capirlo da solo…”
Claudia (Nicosia) tu interpreti sia la segretaria dell’ingegnere, sia due “donne ombra”, due entità che aleggiano nella clinica. Cosa vogliono raccontarci?
“Sono tutti dei giochi, degli artefatti volti a portare il protagonista, Ennio, a scendere ai piani inferiori della clinica dove stanno i malati più gravi. E’ stata una bella sfida interpretare vari personaggi nello stesso spettacolo, una vera e propria prova d’attore.”
Per concludere questa appassionante intervista, chiedo loro che tipo di regista sia Simona Ciammaruconi e cosa gli abbia fatto scoprire del mestiere d’attore
Claudia: “Lei è generosa nei consigli, una donna ricca di arte. Ti permette di esplorare come interprete, dando molto allo stesso tempo.”
Vittoria: “A me hanno arricchito le immagini che suggerisce; riesce a farlo anche mentre ti racconta un aneddoto, bevendo il caffè. Qualunque cosa dica Simona è come un quadro, ricco di suggestioni. Riesce a propagare tutto quello che ha imparato in questo mondo.”
Serena: “Simona è ricca, una persona piena. Una guida capace di stimolarti sempre.”
Andrea: “Se dovessi usare un aggettivo, direi che Simona è attenta: ha una rara capacità di costruire il personaggio in fieri, basandosi sulle caratteristiche specifiche dell’attore che deve interpretare quel personaggio. E lo costruisce insieme a te.”
Marco: “Simona ha il vantaggio di essere una brava attrice, quindi ha un occhio attento sia come regista che come interprete: un occhio interno al palco, ma anche esterno. Pochi registi riescono ad empatizzare anche con quello che un attore prova intimamente.”
Continuando a chiacchierare sulla professione di fare teatro e del suo pubblico, ci lasciamo con questi cinque giovani interpreti con la passione e la leggerezza che hanno in corpo, certi che questa sia stata solo la prima di una lunga serie di successi capitanati dalla loro luminosa regista.