Cannelonga (Polis): “Ormai ci siamo, attendiamo norme. Obiettivo 2030”. Droni-navetta pronti a rivoluzionare il trasporto urbano e sanitario: un futuro che sembra fantascienza ma è ormai a portata di mano. Questi velivoli autonomi, progettati per trasportare merci e persone, promettono città più connesse e sicure, con applicazioni che spaziano dal turismo all’emergenza sanitaria. Durante la fiera Droneitaly a Bologna, Ciro Cannelonga, CEO di Polis Consulting, ha confermato che la tecnologia è già pronta. Ora, tutto dipende dall’emanazione delle normative europee, previste entro il 2030. Siamo a un passo dal vedere i droni-navetta solcare i cieli italiani.
Droni-navetta come nuovo modello di mobilità per il trasporto di merci e persone per città “più connesse e più sicure”. Pare fantascienza, ma è un futuro prossimo a essere realtà, anche in Italia, dove cominciano a emergere i primi progetti dedicati. Ne è certo Ciro Cannelonga, ceo di Polis Consulting, società che si occupa di sicurezza di infrastrutture complesse aperte al pubblico, e in particolare, delle stazioni di transito di questi mezzi, che ha preso parte a una tavola rotonda sul tema alla manifestazione Droneitaly alla Fiera di Bologna. “Vogliamo dimostrare che le nuove infrastrutture intermodali per il trasporto nell’ambito urbano, che vedranno quindi la presenza soprattutto in sommità di questi ‘vertiporti’, specifiche per i droni, sono sicure”, spiega l’ad. In particolare, nel corso dell’incontro a Droneitaly Cannelonga ha presentato i risultati di una simulazione di esodo di un progetto relativo all’aeroporto di Varese, “che è uno vertiporti che abbiamo progettato per sistemi urbani per il mondo Ferrovie”.
E se ancora non si è al punto di utilizzare i droni come ‘taxi’ veri e propri, si sta già pensando però di cominciare a utilizzarli per alcuni usi specifici, e che possono dare “veramente un contributo per la collettività di tutti”. Tra questi, i principali sono “il trasporto di persone a scopo turistico sulle grandi aree archeologiche o costiere che abbiamo in Italia”, e quello delle linee di emergenza sanitaria, “che possono trasportare sangue o organi e per raggiungere luoghi o scenari difficilmente raggiungibili con il trasporto locale”. E i progetti per far sì che diventino realtà, “oramai ci sono”.
Cosa manca dunque? Al momento manca l’ultimo step “che è il tema regolatorio, quindi il tema normativo”. L’Europa, però, “è prossima a emanare un regolamento che poi i Paesi membri recepiranno”. Stabilite le regole del ‘gioco’, sottolinea Cannelonga, “la partita può iniziare, quindi è un tema veramente prossimo. Dobbiamo essere pronti e questa fiera di settore veramente tecnologica lo ha dimostrato”. In questo senso, “ed è voce comune di queste tavole rotonde che in questi giorni si susseguono, probabilmente il 2030 è l’obiettivo per poter avere un traffico regolamentato di droni a uso civile e droni taxi”.
Un salto in quello che potrebbe essere un futuro non così tanto lontano si fa già nel salone bolognese di Droneitaly. All’ingresso del padiglione dell’incontro campeggia infatti un esemplare di drone-navetta predisposto per il volo di due persone che attira la curiosità di visitatori e addetti ai lavori. Lo produce Ehang, società di Guangzhou, in Cina, specializzata appunto nello sviluppo e nella produzione di veicoli aerei autonomi. “Percorre fino a 45 chilometri con una velocità di volo di 140 chilometri orari circa, con una capacità massima di 240 chili, e non c’è un pilota a bordo, ma guidato da un sistema di intelligenza artificiale che può trasportare questo velivolo da un punto A un punto B in maniera predeterminata e costituita, e monitorato da una control room presidiata dall’essere umano”, spiega il Chief marketing officer di Ehang per l’Europa Andreas Perotti. “Questo drone è praticamente già pronto per un utilizzo nel prossimo futuro, sostenibile da un punto di vista ambientale per consumi e assorbimenti elettrici, ma anche per emissioni inquinanti sonore e per essere pronto nella realtà urbana per poter essere utilizzabile da subito anche negli ambienti urbani”.
Al momento, sottolinea Perotti, “abbiamo già venduto circa 600 velivoli in alcuni Paesi del mondo, e altri paesi stanno perfezionando tutti gli aspetti autorizzativi regolatori per poter volare nel prossimo futuro”. E il costo? Per un velivolo “siamo intorno ai 400.000 dollari, ma confidiamo che con l’aumento di produzione previsto potremo arrivare a venderlo al prezzo di una macchina sportiva”, conclude Perotti.